Pubblico questo articolo su Gobetti e Ruffini che era stato pubblicato sul sito Eventi Dimenticati.

Gobetti in uno dei suoi ultimi scritti, il 23 gennaio 1926 per la rivista settimanale Conscientia di Gangale, definì Francesco Ruffini come uno dei «tre uomini europei» della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino. Gli altri due secondo il giovane intellettuale torinese erano Einaudi e Mosca. Gobetti frequentò il  suo corso e sostenne l’esame finale,  ma la collaborazione tra i due iniziò solamente alcuni anni più  tardi.

Con Francesco Ruffini non si incrinarono i rapporti,  dopo l’avvento del fascismo come con altri intellettuali riferimenti culturali di Gobetti; fu proprio in quegli anni che iniziò tra di loro la collaborazione.

Le prime collaborazioni con Francesco Ruffini

Una prima collaborazione tra i due avvenne – secondo il ricordo  di Barbara Allason – in occasione di un incontro del ciclo di conferenze sull’attualità politica organizzato da Gobetti  nel 1923 alla Mole Antonelliana.

Successivamente il nome di Francesco Ruffini apparve in un articolo su «Rivoluzione Liberale» dal titolo Le origini della proporzionale scritto in occasione dell’approvazione, nei primi mesi del 1925, della riforma elettorale voluta dal fascismo che introduceva il sistema uninominale maggioritario.

 L’articolo di Ruffini venne pubblicato all’interno nel numero di febbraio della rivista di Gobetti dedicato alla commemorazione della proporzionale, in  cui vennero pubblicati articoli anche di Sturzo, Salvemini,  Ansaldo,  Morra di Lavriano e Dorso.

Nel suo articolo Ruffini ribadì gli argomenti liberali a sostegno della legge elettorale proporzionale, da lui già sostenuti nel libro Guerre e riforme costituzionali. In particolare, nell’articolo si sosteneva la capacità della proporzionale di garantire nella fase d’ingresso della masse in politica, la rappresentanza delle élite della società.

Gobetti e la scelta di pubblicare il libro Diritti di Libertà

Nel 1925 Gobetti scelse di pubblicare alcune opere di letteratura come L’antologia dei poeti catalani contemporane (1845-1925)  curata da Cesare Giardini  e l’Antologia della  lirica tedesca contemporanea curata da Elio Gianturco. 

Con questi due libri Gobetti stava preparando una situazione favorevole per il successo dei suoi libri all’estero –  l’ondata repressiva del fascismo si stava riflettendo sul mercato produttivo e distributivo sulle espressioni culturali di opposizione.

Scelse, per questa ragione, di pubblicare due ultimi testi politici di queste edizioni, ovvero La Libertà di Francesco Saverio Nitti e i Diritti di libertà di Francesco Ruffini. La proposta di Gobetti  al giurista sulla preparazione del volume avvenne probabilmente nel marzo- aprile del 1925 e il volume fu concluso in autunno.

Francesco Ruffini e il libro Diritti di libertà

Diritti di libertà fu pubblicato nel 1926, ma nelle librerie divenne subito  introvabile e circolò solamente in modo clandestino. Il libro non poté essere segnalo da Rivoluzione Liberale in quanto  aveva già cessato le sue pubblicazioni. Venne quindi segnalato sul Baretti nel dicembre 1925 come «saggio completamente inedito sulle costituzioni contemporanee».

Il volume raccoglie  molte delle idee e delle critiche contro il fascismo fatte da Francesco Ruffini al Senato, in particolare nella seduta del 19 novembre e dei discorsi del 15 e 19 dicembre che hanno ricevuto delle repliche anche da Mussolini.

Un capitolo del volume fu utilizzato da Francesco Ruffini anche per un articolo destinato al Corriere della Sera intitolato Nuove e vecchie Costituzioni, ma l’edizione contenente l’articolo fu sequestrata. Quello fu anche l’ultimo articolo del giurista che infatti cessò la sua collaborazione con il Corriere della Sera come Einaudi e Sforza dopo l’estromissione di Albertini dalla direzione del Giornale.

La parte di una trilogia

Il libro Diritti di liberà non va considerato  solamente come l’espressione organica dell’impegno politico dell’autore, ma come il proseguo di una trilogia scritta dal giurista iniziata con La libertà religiosa, in seguito con Storia dell’idea – pubblicato nel 1901 – e  proseguita successivamente con Corso sulla libertà religiosa come diritti pubblico  uscito in volume nel 1924. Queste due opere rielaborano delle idee di fondo che con il libro pubblicato per la casa editrice di Gobetti trovarono la loro applicazione nella complessiva teoria della costituzione e dello Stato.

Ruffini, in questa opera, prende una netta posizione sui caratteri stessi dell’origine del Regno d’Italia e l’innovazione avvenuta attraverso i diversi plebisciti dello Statuto Albertino.

Inoltre Ruffini  cercò di contrastare la rimozione che la cultura giuridica stava operando contro ogni voce non allineata con estremismo statalista di origine germanica,  sostenuto anche dal fascismo, ma che era già stato adottato  precedentemente nel periodo precedente al fascismo.

La circolazione sotterranea lo rese uno dei testi  alla base dell’educazione antifascista per i giovani che cercarono sfuggire all’indottrinamento del regime, anche se nel secondo dopoguerra i concetti espressi erano ormai superati.

Bibliografia:

P. Bagnoli, Piero Calamandrei. L’uomo del ponte,  Fuori onda, Firenze, 2012

N. Bobbio,  Trent’anni di storia della  cultura a Torino (1920-1950), CRT, Torino, 1977

N. Bobbio, L’ombra di Francesco Ruffini, in Nuova Antologia , 2157, Gennaio-marzo, Le Monnier, Firenze, 1986

M. A. Frabotta, Gobetti. L’editore giovane, Il Mulino , Bologna, 1988.

A. Fragioni, Francesco Ruffini. Una biografia intellettuale,  Il Mulino, Bologna, 2017

F. Ruffini, Diritti di libertà, (Postfazione di) M. Dogliani, Edizioni di Storia e Letteratura,

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