Pubblico un mio vecchio articolo scritto per TOmorrow e Aggiornamenti storici scritto nel 2017 su Berlusconi e i club “Forza italia”.
La situazione politica italiana
Alla fine degli anni ’80 il sistema politico italiano entrò definitivamente in crisi. Tutti i maggiori partiti erano in crisi o in momento di cambiamento, dovuto anche al mutamento della situazione internazionale.
In questa situazione però l’Italia negli anni ‘ 80 era in una fase economicamente positiva l’industria nel 1988 brindava all’aumento della produzione che aveva segnato un +6% e non erano solo il comparto dell’auto e della siderurgia a favorire una buona economia; la prospettiva era quello di un nuovo miracolo economico tanto che il 7 luglio 1989 “la Repubblica” titolava:” Italia il gigante d’Europa.”
La situazione a livello politico era destinata in giro di breve tempo, circa quattro anni , a cambiare per due motivi. Il primo è da imputare al cambiamento avvenuto nel corso degli anni ’80 nella società italiana, che era mutata diventando una società post-ideologica, dove i partiti con base ideologica , di massa e strutturati entrano in crisi.
Il secondo motivo è legato al sistema politico che era in crisi almeno da un decennio, ma aveva resistito per far fronte all’emergenza legata agli anni di piombo garantendo così la sopravvivenza della Repubblica dei partiti”. Quindi tutti i maggiori partiti italiani all’inizio degli anni ’90 cessarono di esistere o cambiarono; questo fu dovuto alla fase di cambiamento internazionale, ad una loro crisi identità interna e dai fatti di Tangentopoli.
La XI legislatura
Con l’inizio della XI legislatura, l’ultima della prima Repubblica, la partitocrazia era a pezzi; infatti dai risultati elettorali, il partito di maggioranza relativa la Dc da quasi cinquant’anni, scese intorno al 20 % e anche il Psi ebbe un lieve calo, ma continuò il processo già avviatosi negli anni 80 della meridionalizzazione del consenso di questi due partiti.
Il Partito democratico di sinistra e Rifondazione comunista ebbe un calo di voti soprattutto al nord dove emerse la Lega.
Questa situazione, l’inizio dello scandalo di Mani pulite e l’attentato a Falcone non resero più possibile una riedizione delle vecchie maggioranze e condizionò la corsa al Quirinale dopo le dimissioni anticipate di Cossiga. In questa condizione anche se Craxi rivendicava la presidenza del consiglio fu costretto dalla situazione a proporre una terna di nomi quali: De Michelis, Martelli e Amato; il nuovo Presidente della Repubblica Osacar Luigi Scalfaro diede l’incarico ad Amato di formare il Governo. Il governo Amato era formato da una maggioranza composta da un quadri partito: Dc Psi Psdi Pli, ma la crisi interna alla Dc portò alla creazione di difficoltà, dovute ai franchi tiratori delle varie correnti, creando di fatto una maggioranza parallela composta dai democristiani di sinistra, i pattisti di “Segni”, Pds, dalla Rete, dai Verdi e dalla lista Panella. Questa situazione complicata venne resa più difficile con la scadenza di Maastricht.
La situazione di Berlusconi
Il crollo della partitocrazia portò alla fine del 1993 all’entrata in politica di Silvio Berlusconi, anche se parte delle premesse di questa entrata nella scena politica sono da ricercare fin dalla metà degli anni 80, quando il suo impero televisivo era decollato anche grazie alla legge Mammì, che aveva sancito la nascita di un duo-polio Mediaset e Rai. Ciò aveva provocato forti polemiche con le sinistre, che contestavano il monopolio dell’informazione visto che Berlusconi stava acquistando in quello stesso periodo il controllo di una delle più importanti case editrici cioè la Mondadori. A questo veniva data una forte impronta politica considerata l’amicizia tra il magnate della televisione e Craxi.
Questa situazione venne messa in discussione da Tangentopoli poiché quando il Pds e l’intera galassia dei movimenti antipartitocratici si erano impegnati per smantellare le cittadelle dei media cominciando dalla Rai, si era messa in cantiere una legge antitrust sulla pubblicità, prospettiva questa che non poteva non allarmare Berlusconi. Il Cavaliere aveva tutte le risorse finanziarie, strumenti organizzativi e una carica personale che nessun altro leader poteva vantare in quel momento. Quindi gli restava solo da decidere se investire se stesso di un ruolo politico o delegare tale compito a qualcun altro, mettendo a disposizione le enormi risorse della Finivest, un gruppo aziendale con un giro di affari di quasi 22.000 miliardi (di vecchie lire), composto da 300 aziende organizzate in 8 divisioni.
La pianificazione dell’operazione politica di Berlusconi
La pianificazione dell’operazione politica di Silvio Berlusconi avvenne nel giugno del 1993, subito dopo la vittoria delle sinistre alle amministrative nella primavera di quell’anno. Berlusconi era convinto che la gran parte degli italiani non fosse di sinistra e iniziò a pensare che gli elettori moderati erano allarmati dalla vittoria delle sinistre. Il sostegno dei moderati alle amministrative era andato alla sinistra perché aveva rappresentato in quel momento l’offerta migliore.
A partire dal luglio 1993 Berlusconi sicuramente cominciò a pensare di entrare in politica (anche se la questione della sua decisione di entrare in politica è stata controversa; alcune persone vicine a lui come Marcello dell’Utri e Giuliano Urbani fanno risalire la decisione alla primavera del 1993).
In un’ intervista al quotidiano “la Repubblica” il 28 luglio 1993, illustrò il proprio punto di vista sulla politica e sui cambiamenti intercorsi a livello elettorale e dei partiti.
Berlusconi rivelò inoltre che in quelle settimane stava incontrando in diverse città italiane accademici, imprenditori e giornalisti che condividevano idee liberali e democratiche.
Questi incontri avevano lo scopo di convincere della necessità di selezionare in modo rapido la nuova classe dirigente che fosse in grado di sbarrare la strada alle sinistre, uscite vincenti dalle amministrative del 1993, anche se la Lega aveva trionfato a Milano e in molte città del Nord e il Ms,i che l’anno prima era fermo al 6%,nel 1993 raggiunse e superò il 45% nei ballottaggi di Roma e Napoli e si avviava a trasformarsi in Alleanza Nazionale .
Le idee di Berlusconi
Nell’estate del 1993 in numerose interviste Berlusconi come imprenditore si disse preoccupato della situazione politica. Urbani nel settembre fondò l’associazione “Alla ricerca di un buongoverno”, che divenne il luogo d’incontro e di raccolta delle idee di alcuni intellettuali e anche imprenditori. Il punto d’incontro fondato da Urbani cercava di riprendere alcune idee che in Italia non avevano avuto successo negli anni ‘80, ma che erano state affrontate con successo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti da Margaret Thatcher e Ronald Reagan.
Le idee espresse da questo gruppo di intellettuali e imprenditori riguardavano il ridimensionamento del ruolo dello Stato, l’ammodernamento e la semplificazione della burocrazia pubblica, la deregulation economica, la disciplina di bilancio, i tagli fiscali, la riduzione delle risorse pubbliche e il welfare. Queste idee venero riprese poi come riferimento ideologico dai club di Forza Italia.
Successivamente l’altro momento formale fu la nascita il 25 novembre del 1993, dell’Associazione nazionale Forza Italia (ANFI) presieduta dal manager Fininvest Angelo Codignoni, alla quale fecero capo i club Forza Italia; il primo club fu inaugurato da Berlusconi il 9 dicembre 1993 a Brugherio, dove aveva realizzato il suo primo intervento edilizio, dando in questo modo un messaggio chiaro di nuovo inizio, e solo il 18 gennaio 1994 venne fondato il Movimento politico Forza Italia.
Berlusconi e i club di Forza Italia
L’esperienza dei club « Forza Italia!» ricevette grande attenzione dai mezzi di comunicazione ed ebbe un così ampio successo, che per alcuni mesi Anfi non fu in grado di vagliare i moduli di adesione ricevuti da parte di migliaia aspiranti presidenti di Club. Oltre al coordinamento centrale offerto dall’ Anfi e a livello locale dai club, un ruolo importante nella selezione della classe dirigente e il coordinamento fu curata da Programma Italia, un’ azienda del gruppo Fininvest che si occupava di commercializzazione di servizi finanziari ed assicurativi.
Programma Italia poteva contare su una vasta rete nazionale di punti vendita, clienti e contatti. I promotori che volontariamente parteciparono a tale iniziativa, si mobilitarono per diffondere presso i propri clienti le informazioni, per fondare i club di Forza Italia attraverso un opuscolo intitolato “documentazione necessaria per la costituzione di un Club Forza Italia.” I dati sul numero di club fondati in questa prima fase convulsa non ci sono, gli unici dati raccolti dall’ANFI risalgono alla Convention nazionale a Roma del 6 febbraio del 1994 e in quel momento si contavano 6840 club esistenti; il primato era tenuto dalla Lombardia con 1146 club, seguita dalla Sicilia con 288 club. I club si finanziavano attraverso le quote di adesione di 25.000 lire, attraverso donazioni di aderenti e simpatizzanti.
L’ANFI non sovvenzionò minimamente i club e furono i presidenti dei club che versarono soldi all’ANFI attraverso l’acquisto del kit del presidente una valigetta contente dei gadget.
All’interno del disegno politico di Berlusconi i club ebbero una serie di importanti funzioni: erano le vetrine fisiche in cui poteva essere venduto il prodotto Forza Italia in qualsiasi paese poiché gli abitanti erano già incuriositi dalla pubblicità, e inoltre furono fondamentali per Berlusconi per fargli guadagnare credibilità politica tra la gente considerandole come una realtà aperta e sensibile, tanto che con l’avvicinamento alle elezioni i club aumentarono dando un’idea di Forza Italia come un movimento che esisteva da tempo.
Infine la scelta di “scendere in campo”, non è stato il frutto di una decisione rapida, ma fu pensata e preparata; era avvertibile da tempo, e Berlusconi scese in campo utilizzando tutti i mezzi messi a disposizione da Fininvest.
Bibliografia
Piero Ignazi, Vent’anni dopo, il Mulino 2014
Simona Colarizi, Storia politica della Repubblica, Laterza 2007
“Quando Berlusconi progettava Forza Italia”, Filippo Ceccarelli, 13 novembre 2008
Guido Crainz, il paese reale, Donzelli, Milano
Emanuela Poli, Forza Italia, Il Mulino, Bologna, 2001