James Gregor è stato un’autorità riconosciuta a livello internazionale nello studio dei sistemi politici totalitari e del fascismo e si confronto a lungo con gli studiosi italiani e in modo particolare si confronto sia ponendo l’attenzione sugli aspetti critici sia sugli aspetti positivi con lo  storico italiano Renzo De Felice e la sua opera.

In una sua riflessione pubblicata negli annali della fondazione Ugo Spirito nel 1998 James Gregor  con queste parole ricorda Renzo de Felice:

Esistono pochi dubbi sul fatto che Renzo De Felice entrerà nelle fila di quegli immortali storici italiani  che, per secoli hanno contribuito a formare le tradizioni intellettuali dell’Occidente . La sua magistrale biografia di Benito Mussolini è che la storia di una vita. Essa è, infatti un reso conto fedele di  oltre un quarto di secolo di storia italiana.[1]

Gregor analizzo attentamente nel 1976 il libro-intervista di Renzo de Felice curato dallo storico americano Michael ledeen Intervista sul fascismo.

Le critiche all’Intervista sul fascismo

L’ intervista suscitò forti reazioni negative sia dalla storiografia marxista/comunista che De Felice critica per il suo conformismo sia da parte di alcuni intellettuali e storici di destra.

La storiografia marxista e comunista reagì all’Intervista con il volume curato da Nicola Tranfaglia Fascismo e capitalismo pubblicato nel del 1976. Gli autori dei saggi contenuti in questo volume rappresentavano i massimi esponenti della storiografia di sinistra italiana e  appartenevano a generazioni diverse dai più anziani Alatri, Quazza, Carocci nati nel primo dopoguerra, ai più giovani Rochat, Castronovo  e lo stesso Tranfaglia, inoltre vi era il coetaneo di De Felice, Enzo Collotti.

Le critiche da destra al libro intervista di Renzo De Felice  vennero raccolte nel volume Sei risposte a Renzo De Felice pubblicato dalla casa editrice Giovanni Volpe editore nel 1976 i cui saggi furono scritti da Bardèche, Eisermann, Errra, Freund, il Testimone anonimo pseudonimo di Giovanni Volpe e lo scienziato politico americano James Gregor.

La risposta di James Gregor

Nel suo saggio dal titolo Autopsia di un’intervista all’interno del volume Sei risposte a Renzo De Felice, lo scienziato politico americano James Gregor inizialmente analizza al situazione culturale in cui venne pubblicata l’Intervista sul fascismo di Renzo De Felice. Gregor su questo scrive:

Uno dei motivi che hanno indotto il prof. De Felice a pubblicare la sua Intervista sul Fascismo  per un pubblico di lettori internazionali è stato il desiderio di «provocare» i colleghi, soddisfatti e formalisti, a rimeditare tutto il problema del fascismo italiano. Che la sua intervista abbia stuzzicato i suoi colleghi e il pubblico che legge è apparso evidente dalla immediata reazione suscitata dalla sua pubblicazione.[2]

Lo scienziato politico americano mette in dubbio il fatto che l’Intervista di De Felice abbia fatto realmente rimeditare il problema del fascismo italiano. In quanto i giudizi sono stati di incompetenza professionale, di avere oscure mire politiche e di insensibilità morale.

Gregor contro i giudizi morali

Dopo la prima in cui descrive le motivazioni e il contesto in cui Renzo De Felice pubblica l’ Intervista, Gregor pone il problema dei giudizi morali di chi studia fenomeni sociali e politici e come questi in alcuni casi sostituiscano l’indagine rigorosa. Su questo lo studioso americano dopo aver portato degli esempi assurdi porta un esempio più realistico e scrive:

Poco più lontana dell’assurdo, ma sempre animata dallo stesso impulso fazioso, è quella interpretazione che vede il fascismo come il prodotto di una «cosciente cospirazione» dei «magnati dell’alta finanza».[3]

Secondo Gregor chi sostiene questa  tesi non riesce a spiegare una parte consiste della storia d’Europa e del mondo e che sono queste le tesi demonologiche a cui De Felice Allude nell’Intervista sul fascismo.

Le osservazioni e critiche di Gregor all’Intervista

Nella parte centrale del suo saggio lo studioso americano contesta il fatto che molti studiosi abbiano criticato De Felice sulla sua idea di considerare il fascismo come un movimento rivoluzionario e inoltre pone l’attenzione come questa idea del fascismo come movimento rivoluzionario e di modernizzazione sia una novità emersa dagli studi di  De Felice.

A sostegno di queste tesi Gregor porta numerosi analisi fatte da alcuni leninisti contemporanei al fascismo. Il primo esempio portato dallo scienziato politico americano  è quello di Giulio Aquila che pur sostenendo la natura reazionaria e controrivoluzionaria del fascismo, ma ammetteva che a molti poteva apparire come rivoluzionario e che il fascismo aveva anche condotto una sua lotta contro le classe dirigente liberale.[4]

Le idee di Vajda e di  Galkin

Questo aspetto che notò Aquila del fascismo fu sostenuto con forza da alcuni leninisti stranieri citati  come esempio da Gregor  nel suo  saggio come  l’ungherese  Mihaly Vajda che sosteneva  che il fascismo era  in Italia «la sola soluzione progressista» nella situazione in cui si era trovata dopo il primo conflitto mondiale.[5] Sulle idee di Vajda, Gregor scrive:

Nel giudizio di Vajda, il fascismo italiano non solo aveva dunque caratteristiche «progressiste» e «moderne», ma era la sola soluzione progressista ai problemi economici dell’Italia, nel che troviamo un giudizio di gran lunga più scandaloso di qualsiasi cosa detta da De Felice.[6]

Un altro autore portato come esempio da Gregor sono le idee di Alexader Galkin  che nel suo saggio Capitalist Society and Fascism pur considerando il fascismo come «conservatore» sotenè che il fascismo «agì da garante dello sviluppo economico»[7]

Gregor porta questi esempi ed altri esempi per sostenere la sua idea che dovrebbe suscitare nessuno scandalo il libro intervista di Renzo De Felice perché esprime concetti che hanno espresso già altri studiosi precedenti e contemporanei.

Alcune considerazioni conclusive

Nella parte con conclusiva del suo saggio[8] esprime la sua idea sull’Intervista di De Felice e scrive:

Certo è che nell’intervista di De Felice, sono molte le cose meritevoli di un lungo esame e di una seria discussione. Molti dei suoi giudizi sono il risultato di una meditata familiarità con la maggior parte della letteratura professionale contemporanea, ed è difficile trovare un altro libro, altrettanto breve che dica di più agli italiani sulla loro storia recente.[9]

Gregor quindi riconosce già nel 1976 l’importanza degli studi sul fascismo di Renzo De Felice e riconosce allo storico italiano una conoscenza approfondita del fascismo, ma come spiega nel saggio del 1998 lo storico e lo scienziato politico e sociale hanno due prospettive diverse. Quindi uno storico Renzo De Felice difficilmente poteva proporre una definizione generica di fascismo.[10]

Sunil Sbalchiero


Note

[1] J. Gregor, Renzo De  Felice e l’interpretazione del fascismo, in Renzo De Felice e la storia come ricerca, Annale Fondazione Ugo Spirito, 1998 p. 237

[2] J. Gregor, Autopsia di un’intervista, in Sei risposte a Renzo de Felice, Giovanni Volpe Editore, 1976 p.129

[3] J. Gregor, Autopsia di un’intervista, in Sei risposte a Renzo de Felice, Giovanni Volpe Editore, 1976 p.131

[4] G. Aquila (ŠaŠ), Il fascismo italiano, in Il fascismo e i partiti politici italiani, (a cura di) R. De Felice, Le Lettere,  2005 p.293

[5] M. Vajda, The rise of Fascismin Italy and Germany, telos, 12,(1972), p.12

[6] J. Gregor, Autopsia di un’intervista, in Sei risposte a Renzo de Felice, Giovanni Volpe Editore, 1976 p.133

[7] Capitalist Society and Fascism

[8] J. Gregor, Autopsia di un’intervista, in Sei risposte a Renzo de Felice, Giovanni Volpe Editore, 1976.

[9] J. Gregor, Autopsia di un’intervista, in Sei risposte a Renzo de Felice, Giovanni Volpe Editore, 1976 p.142

[10] J. Gregor, Renzo De  Felice e l’interpretazione del fascismo, in Renzo De Felice e la storia come ricerca, Annale Fondazione Ugo Spirito, 1998 p. 249

Bibliografia:

A. Messina (a cura di), Conprendere il Novecento tra storia e scienze sociali . La ricerca di A. James Gregor, Rubbettino, 2021